CFP 16.01.2022

The International Journal of Museum Studies, No 2, 2022

Italy
Eingabeschluss : 31.05.2022

giuliana ericani, Museo Biblioteca Archivio Bassano del Grappa (retired)

EXTENDED DEADLINE: May 31, 2022

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The International Journal of Museum Studies
N. 2.
Nuovi principi etici per un museo democratico e partecipato
Bando per contributi

[English and French version below]

Il Codice etico per i musei di ICOM stabilisce gli standard professionali minimi e incoraggia il riconoscimento dei valori condivisi da parte della comunità museale mondiale.
Elaborato negli anni Ottanta e aggiornato nel 2004 non recepisce, se non in minima parte, le innovazioni più importanti della Nuova Museologia, soprattutto dal punto di vista del rapporto del museo con i suoi pubblici e della partecipazione attiva delle comunità alla loro creazione, alla loro gestione e al loro sviluppo.
Il Codice Etico individua questi soli impegni del museo nei confronti delle comunità al Principio VI, «Rispetto dovuto alle comunità di riferimento»
6.5 Comunità esistenti. Quando le attività del museo coinvolgono una comunità esistente o il suo patrimonio, le acquisizioni devono aver luogo esclusivamente sulla base di un mutuo ed esplicito consenso, senza sfruttare in alcun modo il proprietario o chi ha fornito le informazioni. Il rispetto dovuto al volere della comunità coinvolta deve risultare prevalente.
6.6 Finanziamento di interventi che coinvolgono una comunità. Nella ricerca di finanziamenti destinati ad attività che coinvolgono comunità esistenti, gli interessi di queste ultime non devono essere compromessi in alcun modo (vedi 1.10).
6.7 Uso di collezioni provenienti da comunità esistenti. L’uso da parte del museo di collezioni che provengono da comunità esistenti esige il rispetto della dignità umana, delle tradizioni e delle culture che utilizzano tali materiali. Le collezioni devono essere utilizzate per promuovere il benessere, lo sviluppo sociale, la tolleranza e il rispetto, favorendo l’espressione multisociale, multiculturale e multilinguistica (vedi 4.3).
6.8 Organizzazioni di sostegno. I musei sono tenuti a creare condizioni favorevoli all’ottenimento del sostegno delle organizzazioni espressioni della comunità (per esempio delle associazioni Amici del museo e di altre analoghe), riconoscendone il contributo e promuovendo un armonioso rapporto tra il personale del museo e la comunità
Molto poco, dunque e, anche rispetto alla revisione in corso della definizione di museo dell’ICOM, siamo convinti che essa non possa essere disgiunta da un aggiornamento anche del Codice etico.
In questo secondo numero della Rivista si propone dunque di sollecitare dei contributi all’aggiornamento del Codice etico, a partire dai principi presenti nel più innovativo documento internazionale approvato negli ultimi decenni, l’unico – ci sembra - ad aver raccolto l’eredità innovativa della museologia degli anni Settanta del secolo scorso.

Il 27 ottobre 2005 il Consiglio d’Europa ha adottato una nuova Convenzione, la Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società, meglio nota come Convenzione di Faro, dal nome della cittadina portoghese in cui è stata adottata (CETS n° 199 , 27 X 2005).
Entrata in vigore nel 2011, ratificata da 21 Stati membri e firmata da 6, la Convenzione di Faro si fonda su principi e prospetta una visione del patrimonio culturale che ne ridetermina il senso, ponendo l’accento sul fatto che esso è tale se è una risorsa e ribaltando i tradizionali rapporti di autorità nella sua individuazione e gestione, affidata alle comunità patrimoniali nel quadro di un’azione pubblica volta a sostenerla, giuridicamente ed economicamente.
Per la Convenzione di Faro, infatti, il patrimonio culturale «è un insieme di risorse ereditate dal passato che alcune persone considerano, a prescindere dal regime di proprietà dei beni, come un riflesso e un'espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell'ambiente «derivati dall'interazione nel tempo fra le persone e i luoghi (art. 1°)» e le comunità patrimoniali sono costituite da persone che «attribuiscono valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, che essi desiderano, nel quadro dell'azione pubblica, mantenere e trasmettere alle generazioni future (art. 1b)».
Il diritto al patrimonio culturale è inerente al diritto di partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la sua gestione è affidata alla responsabilità individuale e collettiva nei suoi confronti e finalizzata alla costruzione di una società pacifica e democratica (artt. 1-4), nel rispetto dell’uso sostenibile del patrimonio e alla diversità culturale (art. 1).
Ci sembra rilevante il fatto che la risoluzione dell’UNESCO del 2015 sulla protezione e promozione dei musei abbia riproposto una definizione di patrimonio culturale molto simile, considerandolo «un insieme di valori materiali e immateriali e le espressione che le persone scelgo e individuano, indipendentemente dalle considerazioni sulla loro proprietà, come il riflesso e l’espressione delle loro identità, credenze, saperi e tradizioni così come gli ambienti viventi che meritano di essere protetti e valorizzati dalle generazioni contemporanee e trasmessi alle generazioni future. Il termine «patrimonio» fa anche riferimento alle definizioni di patrimonio culturale e naturale, materiale e immateriale, e dei beni e oggetti culturali dell’UNESCO» (I.6)

Il secondo numero del «The International Journal of Museum Studies» prosegue la ricerca avviata nel n. 1 e si propone di sollecitare interventi in un campo che intendiamo tenere volutamente aperto, per affrontare in particolare due nodi aperti da decenni e che in qualche misura si intrecciano: la prospettiva della democrazia culturale e quella della partecipazione, entrambi alla base al cuore della Nuova museologia e dell’ecomuseologia.
Le utopie nascono da una critica alla realtà presente, le si oppongono rovesciandola, ma seppure inscritte nell’ordine dell’irrealizzabile, dell’impossibile, offrono alle aspirazioni da cui prendono origine un punto di riferimento, un orizzonte cui tendere. Sono di stimolo alla ricerca di nuovo ordine sia attraverso una messa in discussione dei valori che presiedono, strutturano l’ordine presente, sia attraverso la messa in opera di pratiche che realizzino, per quanto è concretamente possibile, l’utopia stessa.
Vorremmo che i contributi a questo numero esplorassero tanto la prospettiva della critica teorica quanto l’orizzonte delle pratiche sul duplice versante della museologia e della museografia.
- In che modo può essere innovata la normativa di tutela? È una questione da affrontare non solo su scala nazionale, ma internazionale.
- Sul piano giuridico quali soluzioni offrono maggiori spazi affinché un museo assuma una natura e uno status partecipativo?
- Oltre la piena applicazione del principio dell’accountability, assunta come una forma di controllo di gestione allargato alla comunità, in che modo un museo può aprirsi a una partecipazione nella programmazione, gestione e valutazione delle sue attività?
- Come possono essere innovati i modi attraverso cui i musei acquisiscono, conservano e comunicano le loro collezioni?
- Come può uscirne trasformata la nozione stessa di educazione museale?

I contributi dovranno pervenire alla direzione scientifica della rivista (Giuliana Ericani: giuliana.ericanigmail.com; Daniele Jalla: daniele.jallahotmail.it) entro il 31 mai 2022.
Per le norme redazionali cfr. http://www.libraweb.net/index.php?dettagliononpdf=1&chiave=2393&valore=sku&name=Regole1.jpg&h=432&w=300.

Non saranno accettati contributi non adeguati alle norme redazionali dell’Editore.

La rivista «The International Journal of Museum studies», pubblica annualmente numeri monografici su temi prescelti dalla Direzione e dal Comitato Scientifico, i cui testi, selezionati mediante una procedura di "Call for papers", "Bando per contributi" sono tutti - tranne rare e motivate eccezioni - sottoposti a double blind peer review. Nel caso delle suddette eccezioni è la Direzione, nella sua collegialità, che, dopo attento esame, si assume la responsabilità dell'accettazione dei testi.

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[English version]

The International Journal of Museum Studies
N. 2 (2022)
New ethic principles for a democratic and endorsed museum
Call for papers

The ICOM Code of Ethics for Museums sets minimum professional standards and encourages the recognition of values shared by the international museum community.
Developed in the eighties and updated in 2004, it does not incorporate, if not in a minimal part, the most important innovations of the New Museology, especially from the point of view of the museum's relationship with its audiencies and the active participation of the communities in their making, their management and their development.
The Code of Ethics identifies only these commitments of the museum towards the communities in the Principle VI «Respect for communities service»:
6.5 Contemporary Communities. Where museum activities involve a contemporary community or its heritage, acquisitions should only be made based on informed and mutual consent without exploitation of the owner or informants. Respect for the wishes of the community involved should be paramount.
6.6 Funding of Community Activities. When seeking funds for activities involving contemporary communities, their interests should not be compromised (see 1.10).
6.7 Use of Collections from Contemporary Communities. Museum usage of collections from contemporary communities requires respect for human dignity and the traditions and cultures that use such material. Such collections should be used to promote human well-being, social development, tolerance, and respect by advocating multisocial, multicultural and multilingual expression (see 4.3).
6.8 Supporting Organisations in the Community. Museums should create a favourable environment for community support (e.g., Friends of Museums and other supporting organisations), recognise their contribution and promote a harmonious relationship between the community and museum personnel».
Very little, therefore, and, even with respect to the ongoing revision of the ICOM definition of a museum, we strong believe that it cannot be separated from an update of the Code of Ethics as well.
In this second issue of the magazine, therefore, we expect contributions to the updating of the Code of Ethics, proposing to start from the principles present in the innovative international document approved in recent decades, the only one - it seems to us - to have received the innovative legacy of museology of the seventies of the last century.

On 27 October 2005 the Council of Europe adopted a new Convention, the Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society, better known as the Faro Convention, named after the Portuguese city in which it was adopted (CETS No. 199, 27 X 2005).
Entered into force in 2011, ratified by 21 member states and signed by 6, the Faro Convention is based on principles and promises a vision of cultural heritage that defines once again its meaning. It emphasizes that it is such if it is a resource and overturns the traditional relations of authority in its identification and management, entrusted to the patrimonial communities in the framework of a public action aimed at supporting it, legally and economically.
In fact, according to the Faro Convention, cultural heritage « is a group of resources inherited from the past which people identify, independently of ownership, as a reflection and expression of their constantly evolving values, beliefs, knowledge and traditions. It includes all aspects of the environment resulting from the interaction between people and places through time» (art. 2a) and «a heritage community consists of people who value specific aspects of cultural heritage which they wish, within the framework of public action, to sustain and transmit to future generations » (art. 2b). The right to cultural heritage is inherent in the right to participate in cultural life, as defined in the Universal Declaration of Human Rights, its management is entrusted to individual and collective responsibility towards it and aimed at building a peaceful and democratic society, respecting the sustainable use of heritage and cultural diversity (art. 1a-d).
It seems relevant to us that the 2015 UNESCO Resolution (38 C/Resolution 49) on the protection and promotion of museums reproposed a very similar definition of cultural heritage, considering it «as a set of tangible and intangible values, and expressions that people select and identify, independently of ownership, as a reflection and expression of their identities, beliefs, knowledge and traditions, and living environments, deserving of protection and enhancement by contemporary generations and transmission to future generations. The term heritage also refers to the definitions of cultural and natural heritage, tangible and intangible, cultural property and cultural objects as included in the UNESCO culture conventions » (I.6).

The second issue of "The International Journal of Museum Studies" (2, 2022) carries on the research started in n. 1 and proposes to invite for papers in a field that we intend to deliberately keep open, particularly to address two issues that have been open for decades and that to some extent they intertwine: the perspective of cultural democracy and that of participation, both at the heart of the New Museology and ecomuseology. Utopias arise from a critique of present reality, they oppose it by overturning it, but also inscribed in the order of the unattainable, the impossible, they offer the aspirations from which they originate a point of reference, a horizon to strive for. They stimulate the search for a new order, through questioning the values that preside over and structure the present order, as well as through the implementation of the practices that bring about utopia itself, as far as it is concretely achievable. We would like the papers to this issue to explore both the perspective of theoretical criticism and the horizon of practices on the dual side of museology and museum studies.
- How can the protection legislation be innovated? It is a question to be addressed not only on a national but international scale.
- On the legal level, which solutions offer more space for a museum to assume a participatory nature and status?
- Beyond the full application of the principle of accountability, taken as a form of management control extended to the community, how can a museum open up to participation in the planning, management and evaluation of its activities?
- How can the ways in which museums acquire, store and communicate their collections be innovated?
- How can the very notion of museum education be transformed?

Papers should be sent to the magazine’s scientific management of the review (Giuliana Ericani: giuliana.ericanigmail.com; Daniele Jalla: daniele.jallahotmail.it) by May 31, 2022.

For the editorial guidelines: http://www.libraweb.net/index.php?dettagliononpdf=1&chiave=2393&valore=sku&name=Regole1.jpg&h=432&w=300.

Papers not referred to the editorial guidelines will not be accepted.

The magazine «The International Journal of Museum studies» publishes annually monographic issues on topics chosen by the Management and the Scientific Committee, whose texts, selected through a "Call for papers", procedure are all - except rare and justified exceptions - subjected to double blind peer review. In the case of the aforementioned exceptions, the Directorate, in its collegiality, which, after careful examination, assumes responsibility for the acceptance of the texts.

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[French version]

The International Journal of Museum Studies
n° 2 (2022)
De nouveaux principes éthiques pour un musée démocratique et participatif
Appel à contributions

Le Code de déontologie des musées de l’ICOM définit des normes professionnelles minimales et encourage la reconnaissance des valeurs partagées par la communauté muséale mondiale.
Développé dans les années 80 et mis à jour en 2004, il n'intègre pas, sinon très partiellement, les innovations les plus importantes de la Nouvelle muséologie, notamment en ce qui concerne la relation entre le musée et ses publics et la participation active des communautés dans leur création, gestion et développement.
Le Code de déontologie identifie uniquement ces engagements du musée envers les communautés au VI principe, « Respect des communautés servies » :
6.5 Communautés existantes. Si les activités du musée mettent en jeu une communauté existante, ou son patrimoine, les acquisitions ne doivent s’effectuer que sur la base d’un accord éclairé et mutuel, sans exploitation du propriétaire ni des informateurs. Le respect des vœux de la communauté concernée doit prévaloir.
6.6 Financement des activités et communautés. La recherche d’un financement pour des activités muséales impliquant une communauté existante ne doit pas nuire aux intérêts de cette communauté (voir aussi 1.10).
6.7 Utilisation de collections de communautés existantes. L’utilisation de collections provenant de communautés existantes doit respecter les principes de dignité humaine ainsi que les traditions et les cultures de la communauté d’origine. Ce type de collections doit être utilisé pour promouvoir le bien-être, le développement social, la tolérance et le respect en favorisant l’expression multisociale, multiculturelle et multilinguistique (voir aussi 4.3).
6.8 Organisations de soutien. Les musées doivent créer des conditions propices à un soutien communautaire (par exemple avec les associations d’Amis de musées et autres organisations de soutien), prendre acte de cet apport et promouvoir des relations harmonieuses entre la communauté et le personnel de musée.
Très peu, donc, et, même en ce qui concerne la révision en cours de la définition de musée de ICOM, nous sommes convaincus qu'elle ne peut pas être séparée d'une mise à jour du Code de déontologie.
Ce deuxième numéro de la revue se propose de contribuer à la mise à jour du Code de déontologie, à partir des principes présents dans le document international le plus innovant approuvé ces dernières décennies, le seul - nous semble-t-il - à avoir recueilli les patrimoine de la muséologie des années 70 du siècle dernier.

Le 27 octobre 2005, le Conseil de l'Europe a adopté une nouvelle Convention, la Convention-cadre sur la valeur du patrimoine culturel pour la société, mieux connue sous le nom de Convention de Faro, du nom de la petite ville portugaise dans la quelle a été adoptée (STCE n° 199, 27 X 2005).
Entrée en vigueur en 2011, ratifiée par 21 États membres et signée par 6, la Convention de Faro repose sur des principes et propose une vision du patrimoine culturel qui en redéfinit le sens. Elle souligne tout d’abord que le patrimoine est une ressource et renverse les rapports d'autorité traditionnels dans son identification et sa gestion, à confier aux communautés patrimoniales dans le cadre d'une action publique visant à le soutenir, juridiquement et économiquement.
En effet, selon la Convention de Faro, « le patrimoine culturel constitue un ensemble de ressources héritées du passé que des personnes considèrent, par-delà le régime de propriété des biens, comme un reflet et une expression de leurs valeurs, croyances, savoirs et traditions en continuelle évolution. Cela inclut tous les aspects de l’environnement résultant de l’interaction dans le temps entre les personnes et les lieux (art. 2a) et « une communauté patrimoniale se compose de personnes qui attachent de la valeur à des aspects spécifiques du patrimoine culturel qu’elles souhaitent, dans le cadre de l’action publique, maintenir et transmettre aux générations futures » (art. 2b).
Le droit au patrimoine culturel est inhérent au droit de participer à la vie culturelle, tel que défini dans la Déclaration universelle des droits de l’homme, sa gestion est confiée à la responsabilité individuelle et collective à son égard, posant comme but de la conservation du patrimoine culturel et de son utilisation durable le développement humain et la qualité de la vie, tout en soulignant sono apport à l’édification d’une société pacifique et démocratique ainsi que dans le processus de développement durable et de promotion de la diversité culturelle (art. 1a-d).
Il nous semble important noter que la Recommandation de l'UNESCO de 2015 sur la protection et la promotion des musées ait reproposé une vision très proche du patrimoine culturel, en le définition comme « un ensemble de valeurs matérielles et immatérielles et les expressions que les personnes choisissent et désignent, indépendamment des considérations de propriété, comme étant le reflet et l’expression de leurs identités, croyances, savoirs et traditions, ainsi que les environnements vivants, qui méritent d’être protégés et mis en valeur par les générations contemporaines et transmis aux générations futures. Le terme « patrimoine » fait aussi référence aux définitions du patrimoine culturel et naturel, matériel et immatériel, et des biens et objets culturels figurant dans les conventions culturelles de l’UNESCO ».

Le deuxième numéro de "The International Journal of Museum Studies" (2, 2022) poursuit la recherche commencée au n. 1 et propose d'inviter à des communications dans un domaine que nous entendons délibérément garder ouvert.
Ils peuvent concerner les retombées que l'application de la Convention de Faro peut avoir sur les musées et la muséologie, notamment pour aborder deux questions ouvertes depuis des décennies et qu'elles s'entrecroisent dans une certaine mesure : la perspective de la démocratie culturelle et celle de la participation, les deux au cœur de la Nouvelle Muséologie et de l'écomuséologie. Les utopies naissent d'une critique de la réalité présente, elles s'y opposent en la renversant, mais bien que inscrites dans l'ordre de l'inaccessible, de l'impossible, elles offrent aux aspirations dont elles sont issues un point de référence, un horizon vers lequel tendre. Elles stimulent la recherche d'un nouvel ordre, par la remise en cause des valeurs qui président et structurent l'ordre actuel, ainsi que par la mise en œuvre des pratiques qui mettent en œuvre l'utopie elle-même, dans la mesure où elle est concrètement réalisable. Nous souhaitons que les articles de ce numéro explorent à la fois la perspective de la critique théorique et l'horizon des pratiques sur le double versant de la muséologie et de la muséographie.
- Comment peut être innovée la législation de protection ? C'est une question à traiter non seulement à l'échelle nationale mais internationale.
- Sur le plan juridique, quelles solutions offrent plus d'espace pour qu'un musée assume un caractère et un statut participatifs ?
- Au-delà de la pleine application du principe de accountability, pris comme une forme de contrôle de gestion étendu à la collectivité, de quelle façon un musée peut-il s'ouvrir à la participation à la planification, à la gestion et à l'évaluation de ses activités ?
- Comment innover les manières dont les musées acquièrent, conservent et communiquent leurs collections ?
- Comment la notion même d'éducation muséale peut en sortir transformée?

Les proposition de contribution s doivent être envoyés à la direction scientifique de la revue du magazine (Giuliana Ericani : giuliana.ericanigmail.com; Daniele Jalla: daniele.jallahotmail.it) avant le 31 mai 2022.

Les contributions ne faisant pas référence aux lignes directrices éditoriales ne seront pas acceptées.

Pour les directives éditoriales : http://www.libraweb.net/index.php?dettagliononpdf=1&chiave=2393&valore=sku&name=Regole1.jpg&h=432&w=300.

La revue "The International Journal of Museum studies" publie annuellement un numéro monographique sur des thèmes choisis par la Direction et le Comité Scientifique, dont les textes, sélectionnés par une procédure "Appel à contributions", sont tous - sauf exceptions rares et justifiées - soumis à double examen par les pairs à l'aveugle. Dans le cas des exceptions susmentionnées, la Direction, dans sa collégialité, qui, après un examen attentif, assume la responsabilité de l'acceptation des textes.

Quellennachweis:
CFP: The International Journal of Museum Studies, No 2, 2022. In: ArtHist.net, 16.01.2022. Letzter Zugriff 25.04.2024. <https://arthist.net/archive/35689>.

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