CFP Jan 24, 2014

Italian and West German Aural & Visual Culture in the 1970s

Deadline: Jun 30, 2014

Denis Viva

"Palinsesti" is a peer-review journal dedicated to historical studies on
Italian Art since 1960. Its fourth thematic issue is entitled: The Years
of Lead: Italian and West German Aural & Visual Culture in the 1970s

The 1970s often appear to be a lost decade. Bracketed on one side by
the revolutionary impulses and pluralist art practices of the late
1960s, and on the other by a conservative return to order and the
retrenchment of authoritative painting in the 1980s, the 1970s is an era
without a clear identity. In both Italy and West Germany, countries
whose intellectual and linguistic disparities belie a comparable
political fallout after World War II, these years have been
retrospectively referred to as "leaden." Die bleierne Zeit (Anni di
Piombo) was the title of a 1981 film by Margarethe von Trotta about
far-left German revolutionaries. The phrase was subsequently taken up
to represent the preceding decade because it speaks of the continued
economic stagnancy in Europe, as well as the devolution of the broad
social movements of the 1960s into ever more radical activist groups
like the Red Brigades (BR, Brigate Rosse) and the Red Army Faction (RAF,
Rote Armee Fraktion). As the stuff of ammunition, lead is also evocative
of those high profile acts of public violence that were carried out by
such terrorist organizations throughout the 1970s. In art, this same
period witnessed the dissolution of collective artistic attitudes like
Arte Povera and Fluxus into the disparate orbits of individual careers,
and to the re-emergence of expressionist painting as the allegorical
figure par excellence of such alienated ambition.

What happened in art and related visual and aural production between the
protested 1968 Venice Biennale and that of 1980, in which both Italian
and German representatives marshaled a new chapter of painting's
reappearance, this time as neo-expressionist? Is it useful to weigh the
cultural production of the decade against the socio-political backdrop?
What do we learn by looking at these two countries together, where
similar trajectories can be traced from the idealism of social
collectivity to marketable artists and artworks, or from heightened
radicalization to political violence? Are the 1970s more than just a
stage on which the endgames of modernism are performed?

The on-line journal Palinsesti invites proposals for contributions (max
40,000 characters) that explore the aural and visual culture of these
"Years of Lead" in Italy and/or West Germany such as:

Where can we see the political failures of 1967-69 being registered in
the aural and visual culture of the 1970s?

How can we productively read the visual components of the Autonomia
Operaio movement?

How can we understand the visual role of the body among the Indiani
Metropolitani (Italy, 1977), perhaps in relation to the art of the time
or to the art that preceded/followed the 1970s?

How does West German cinema in the 1970s (Der Neue Deutsche Film) become
such a popular site for much of the more radical elements of art and
music from the previous decade?

What role did art schools and other pedagogical institutions play in the
production of aural and visual culture in the 1970s in West Germany?

Where can we see and hear feminist practices intersecting with the
larger social debates of the decade?

Is there a relationship between shifting importance of collectives and
individuals in both art and social structures?

What is overlooked in the scholarship of the 1970s?

Deadline: June 30, 2014. For submission instructions, please, sign in at
www.palinsesti.net; for other details contact cfppalinsesti.net

----------------------------------------

"Palinsesti" è una rivista a revisione paritaria di studi storici
sull'arte italiana dal 1960 in poi. Il suo quarto numero monografico si
intitolerà: Gli anni di piombo: cultura visiva e sonora in Italia e
nella Germania Ovest degli anni settanta

Gli anni settanta appaiono spesso come una decade smarrita. Compresi fra
l'impulso, pluralista e rivoluzionario, dell'arte dei tardi anni
sessanta e il "ritorno all'ordine", conservatore, che si trincererà
nella "autoritaria" pittura anni ottanta, gli anni settanta sembrano
un'epoca priva di una propria identità. Nonostante le notevoli disparità
linguistiche e intellettuali fra Italia e Germania Ovest, dal secondo
dopoguerra in poi, in entrambe le nazioni ci si riferisce a questo
periodo come agli "anni di piombo". Anni di Piombo (Die bleierne Zeit)
fu il titolo di un film del 1981, diretto da Margarethe von Trotta sui
rivoluzionari di estrema sinistra. Questa definizione fu subito mutuata
per rappresentare la decade appena trascorsa, la stagnazione economica
che interessò l'Europa in quella fase e la trasformazione degli ampi
movimenti sociali degli anni sessanta in gruppi di attivismo radicale e
terroristico, come nel caso della Brigate rosse italiane o della Rote
Armee Fraktion tedesca. In quanto materia prima delle munizioni, il
piombo fu anche un'allusione a quegli estremi ed eclatanti atti di
violenza condotti dalle organizzazioni terroristiche lungo tutti gli
anni settanta.
In arte, questo stesso periodo ha conosciuto la dissoluzione delle
strategie collettive, come l'Arte Povera o Fluxus, in una serie di
disparate traiettorie personali, e la risorgenza di una pittura
espressionista come figura allegorica, per eccellenza, di una sorta di
ambizione alienata.
Cosa è accaduto, dunque, nelle arti visive tra le proteste alla Biennale
di Venezia del 1968 e quella del 1980, dove gli artisti italiani e
tedeschi aprirono un nuovo capitolo della pittura, stavolta in senso
neo-espressionista? È corretto proiettare e valutare la produzione
culturale della decade sul coevo sfondo socio-politico? Cosa è possibile
apprendere comparando le situazioni di ciascuno dei due paesi, dove si
possono rintracciare delle simili traiettorie dall'idealismo sociale
collettivista all'arte e gli artisti commerciali, o dall'acuirsi dei
radicalismi e della violenza politica? Come la crescita del Femminismo
può essere vista nei termini di una storia alternativa alla presunta
oscurità di quegli anni? E gli anni settanta furono semplicemente un
palcoscenico sul quale inscenare la crisi e la fine del Modernismo?
Palinsesti invita a proporre un contributo (40000 caratteri spazi
inclusi, 10000 per le note) che esamini la cultura visiva e sonora degli
anni di piombo, in Italia e nella Germania Ovest, su quesiti quali:

Dove possiamo rintracciare, nella cultura visiva dei settanta, la presa
di coscienza dei fallimenti politici del triennio 1967-1969?

Come possiamo interpretare da un punto di vista visivo fenomeni quali
Autonomia operaia o il responso alla crisi petrolifera, e
socio-economica, del 1973?

Quale fu il ruolo visivo del corpo fra gli Indiani metropolitani e nelle
pratiche artistiche di quel periodo?

Attraverso quale percorso il cinema tedesco dei settanta (Der Neue
Deutsche Film) è divenuto il popolare luogo per gli elementi più
radicali dell'arte e della musica della decade precedente?

Che ruolo hanno avuto le istituzioni pedagogiche e le accademie nella
cultura visiva e sonora degli anni settanta in Germania Ovest?

Dov'è possibile osservare (e ascoltare) un'intersezione tra le pratiche
femministe e il più largo dibattito della decade?

Cosa connette la mutevole importanza del collettivo e dell'individuale
in arte e nelle strutture sociali?

Quale aspetto è stato trascurato negli studi sulla decade?

I contributi vanno consegnati entro il 30 giugno 2014. Per le istruzioni
sulla consegna, entrare nel sito con le proprie credenziali (se già
iscritti) o iscriversi a www.palinsesti.net; per ulteriori informazioni
e dettagli: cfopalinsesti.net

Reference:
CFP: Italian and West German Aural & Visual Culture in the 1970s. In: ArtHist.net, Jan 24, 2014 (accessed May 12, 2025), <https://arthist.net/archive/6837>.

^