Filarete tra corti e città.
[English below]
Antonio Averlino, detto Filarete, è figura paradigmatica di un Rinascimento differente che recupera le tradizioni medievali e sottende una personale lettura dell’antico. Sebbene si firmi con orgoglio come fiorentino, si spinge ben oltre i confini della sua città e si confronta con tutti i centri focali dell’Italia medio-settentrionale. Interpreta una universalità artistica nella quale l’architettura è solo una parte – e non necessariamente la prima – come è piuttosto comune in quell’epoca e come dimostrano Brunelleschi, Francesco di Giorgio, Leonardo, Raffaello o Michelangelo.
Filarete sorge e tramonta sulla scena artistica senza che se ne conoscano la data di nascita né di morte. La biografia e il catalogo delle sue opere hanno bisogno di essere rivisti perché ancora basati su troppe supposizioni mentre il disprezzo che a distanza di un secolo Vasari esprime nei suoi confronti indica che l’opera di Filarete non rispose al consueto schema del rinnovamento fiorentino. Nulla sappiamo della sua formazione e attività precedente il cantiere della porta bronzea di San Pietro (dal 1433 circa) e ben poco è stato sinora ricostruito della sua permanenza a Roma, lunga e non necessariamente continua. Più tracce Filarete ha lasciato dei suoi spostamenti successivi: del suo peregrinare padano dopo aver lasciato l’Urbe attorno al 1447 e del suo approdo nel 1451 alla corte milanese di Francesco Sforza, dove si trattenne sino all’estate del 1465 per tornare a Firenze, ma coltivando il sogno di nuove partenze.
Diverso da Leon Battista Alberti per estrazione sociale, formazione e cultura, Filarete è stato a sua volta interprete consapevole, a metà Quattrocento, dei valori intellettuali di un’architettura fondata sulla geometria e su un rapporto particolare con l’antichità, e si è presentato come un architetto capace di porsi in diretto dialogo con il suo signore. La sua capacità di tessere più relazioni, artistiche e politiche, è singolare per un artefice del suo tempo che può essere considerato un artista di corte e merita di essere indagato storicamente.
Senza escludere di ritornare sul trattato, sulle sue proposte e sulle numerosissime informazioni che vi sono contenute (e che costituiscono in molti casi la più ricca e talvolta unica fonte disponibile sull’operato e sul pensiero di Filarete) il seminario intende rispondere alla necessità di indagare gli ambienti artistici (Firenze, Roma, Milano e la Lombardia, Venezia e le città venete) entro i quali Filarete operò o furono da lui solo attraversati o dai quali fu escluso. Ciò aiuterebbe a comprendere l’originalità della sua opera, il passaggio da scultore ad architetto e il favore (o meno) ottenuto dalla committenza nelle diverse situazioni politiche e culturali dell’Italia del tempo. D’altro canto, l’analisi di singole opere attribuite, più o meno convincentemente, a Filarete può contribuire a integrare la cronologia sinora nota, i rapporti con gli altri artisti entro i diversi contesti ora citati e a introdurre puntuali novità e letture critiche.
Chi fosse interessato a partecipare con un proprio contributo (20 minuti) può inviare una proposta scritta di non più di 250 parole, accompagnata da un proprio curriculum di non oltre 100 parole, a cfpcisapalladio.org entro il 30 settembre 2025.
37° seminario internazionale di storia dell’architettura.
Vicenza, Palladio Museum, 27-29 maggio 2026
Info: www.palladiomuseum.org
e-mail: segreteriapalladiomuseum.org
tel: +39 0444 323014
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[English version]
Filarete Among Courts and Cities.
Antonio Averlino, known as Filarete, represents a paradigmatic figure of an alternative Renaissance—one that revives medieval traditions and implies a personal interpretation of Antiquity. Although he proudly identified himself as Florentine, he ventured well beyond the borders of his native city and engaged with all the major centers of north-central Italy. Like Brunelleschi, Francesco di Giorgio, Leonardo, Raphael, and Michelangelo, Filarete embraced a Renaissance vision of artistic universality, where architecture was one of many practices and not necessarily the primary one.
Filarete emerged and faded from the artistic scene without definitive records of his birth or death. His biography and corpus remain in need of revision, still resting on numerous assumptions. The contempt expressed by Vasari a century later suggests that Filarete’s work did not conform to the conventional model of Florentine renewal. Nothing is known about his training or his activity prior to the project for the bronze door for St. Peter’s (around 1433), and only limited information has so far been reconstructed regarding his long—though possibly intermittent—stay in Rome. His later movements are more clearly documented: his wanderings across northern Italy after leaving Rome around 1447, and his arrival in 1451 at the court of Francesco Sforza in Milan, where he remained until the summer of 1465 before returning to Florence—still dreaming of new departures.
Distinct from Leon Battista Alberti in social background, education, and culture, Filarete was nonetheless a conscious interpreter, in the mid-fifteenth century, of the intellectual values of an architecture grounded in geometry and in a unique relationship with Antiquity. He presented himself as an architect capable of engaging in direct dialogue with his patrons. The range of artistic and political connections he was able to cultivate is exceptional for a maker of his time. As a court artist, he stands out as a figure who merits thorough historical investigation.
This seminar aims to explore the artistic environments in which Filarete worked, passed through, or from which he was excluded—such as Florence, Rome, Milan and Lombardy, Venice, and the cities of the Veneto. Without excluding renewed attention to his treatise—its proposals and the many pieces of information it contains, often the richest or even the only available source on his work and thought—it aims to better understand the originality of his career, his transition from sculptor to architect and the varying degrees of patronage he received in different political and cultural contexts across fifteenth-century Italy. At the same time, the close analysis of individual works—whether firmly or tentatively attributed to Filarete—can help to refine the known chronology, shed light on his relationships with other artists, and introduce new interpretations.
Scholars interested in contributing (20-minute papers) are invited to submit an abstract of no more than 250 words, along with a short bio (maximum 100 words), to cfpcisapalladio.org by 30 September 2025.
37th International Seminar on Architectural History
Vicenza, Palladio Museum, 27-29 May 2026
Info: www.palladiomuseum.org
e-mail: segreteriapalladiomuseum.org
phone: +39 0444 323014
Quellennachweis:
CFP: Filarete among Courts and Cities (Vicenza, 27-29 May 26). In: ArtHist.net, 24.06.2025. Letzter Zugriff 25.06.2025. <https://arthist.net/archive/49577>.