CONF 06.06.2019

Lo spazio delle immagini. Arte e cultura visiva in Italia (Rome, 25 Jun 19)

Académie de France à Rome-Villa Médicis, 25.06.2019

Stefano Chiodi, Università Roma Tre

Lo spazio delle immagini. Arte e cultura visiva in Italia, 1960-1975
L’espace des images. Art et culture visuelle en Italie, 1960-1975

a cura di | dirigé par Stefano Chiodi, Valérie Da Costa

Il convegno internazionale Lo spazio delle immagini. Arte e cultura visiva in Italia, 1960-1975, curato da Stefano Chiodi e Valérie Da Costa e organizzato in collaborazione tra l’Università Roma Tre, l’Université de Strasbourg, l’Académie de France à Rome – Villa Médicis e l’Istituto italiano di cultura di Parigi, si svolgerà nel corso di due giornate, una prevista a Roma, a Villa Medici (25 giugno 2019), l’altra a Parigi, presso l’Istituto italiano di cultura (8 novembre 2019).

Il convegno punta a fornire un’occasione di confronto e discussione intorno alla produzione artistica e alla cultura visiva in Italia nel decennio “lungo” 1960-1975, un periodo di eccezionale ricchezza culturale, teatro di profondi e decisivi mutamenti del panorama politico, economico e sociale del paese, concluso, alla fine di un lungo periodo di espansione, dalla crisi petrolifera e poi simbolicamente suggellato dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini nel novembre del 1975.

Strettamente legata alle radicali trasformazioni dello scenario internazionale, la cultura artistica italiana appare attraversata in questo periodo da una eccezionale e multiforme fioritura, le cui direzioni essenziali sono il rapporto critico con la società di massa, i suoi media e i suoi linguaggi, il confronto e l’apertura ad altre discipline creative, la trasformazione dello spazio espositivo, l’interrogazione fenomenolo¬gica e politica dell’arte, la dematerializzazione dell’opera in senso concettuale e performativo. Tutti tratti che hanno in comune una nuova relazione con la vicenda della modernità novecentesca e contribuiscono a una metamorfosi in senso estetico e antropologic0 delle pratiche artistiche.

La rapida trasformazione della società italiana, con l’emergere, accanto a forme tipiche delle società a capitalismo avanzato (l’industria del tempo libero, l’economia basata sui consumi) di nuove soggettività politicamente attive (i giovani, le donne, gli omosessuali), come pure di forme di critica radicale alle strutture sociali, alle “istituzioni totali” e alle mediazioni politiche tradizionali, all’organizzazione del lavoro, all’eredità del fascismo, al colonialismo e all’imperialismo, ha profonde e durature conseguenze sulle modalità di produzione e fruizione dell’arte, a partire dal rinnovamento dei linguaggi critici e fino all’individuazione di nuove forme di coinvolgimento del pubblico e di nuovi spazi di esposizione, spesso temporanei o ricavati in contesti storici riconfigurati.

L’apertura a nuove forme di partecipazione politica e di immaginazione collettiva ha particolare evidenza nella scena artistica intorno e subito dopo il 1968, quando l’ipotesi di una riformata identità moderna, in cui si sarebbe registrata la felice confluenza tra correnti culturali progressiste, riformismo politico ed esperienze artistiche innovative, viene bruscamente accantonata a favore di nuove e più radicali forme di critica alle istituzioni, alle forme tradizionali del sapere, alla concezione stessa di soggettività. In questo scenario polarizzato e turbolento, le esperienze artistiche rivendicano la centralità di forme e strategie sperimentali in cui emergono tanto i potenziali quanto le contraddizioni del momento storico, in una prospettiva storica e intellettuale che ha ormai da tempo abbandonato ogni definizione autarchica, “nazionale”, della propria identità.

Particolare rilievo sarà dato nel convegno ai rapporti tra esperienze artistiche e ambiti come il teatro, il cinema, la fotografia, il design e l’architettura, il dibattito teorico e critico allargato a discipline diverse (psicoanalisi, antropologia, estetica, teoria politica), così come l’attivo interesse di artisti, critici e curatori per la dimensione performativa.

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Lo spazio delle immagini. Arte e cultura visiva in Italia, 1960-1975
L’espace des images. Art et culture visuelle en Italie, 1960-1975

dirigé par Stefano Chiodi, Valérie Da Costa

Le colloque international L’espace des images. Art et culture visuelle en Italie, 1960-1975, organisé par Stefano Chiodi et Valérie Da Costa en collaboration avec l’Université Roma Tre, l’Université de Strasbourg, l’Académie de France à Rome - Villa Médicis et l’Institut culturel italien à Paris, se tiendra en deux journées, l’une à Rome, à la Villa Médicis (25 juin 2019), l’autre à Paris, à l’Institut culturel italien (8 novembre 2019).

Ce colloque sera l’occasion d’aborder la production artistique et la culture visuelle en Italie au cours de la « longue » décennie 1960-1975 – une période exceptionnellement riche marquée par de profonds changements dans le paysage politique, économique et social du pays, au terme d’une longue période d’expansion : crise pétrolière et, symboliquement, meurtre de Pier Paolo Pasolini en novembre 1975.

Étroitement liée aux transformations radicales de la scène internationale, la culture artistique italienne semble avoir connu dans cette période un épanouissement exceptionnel et multiforme, dont les directions essentielles sont la relation critique avec la société de masse, ses médias et ses langages, la comparaison et l’ouverture aux autres disciplines créatives, la transformation du lieu d’exposition, la question phénoménologique et politique de l’art, la dématérialisation de l’œuvre dans un sens conceptuel et performatif. Tous ces traits ont en commun une nouvelle relation avec la modernité du XXe siècle et contribuent à une métamorphose esthétique et anthropologique des pratiques artistiques.

La transformation rapide de la société italienne a été marquée par l’émergence de nouvelles subjectivités politiquement actives (jeunes, femmes, homosexuels), mais aussi par une critique radicale des structures sociales, des « institutions totales » et des médiations politiques traditionnelles face aux sociétés capitalistes avancées (industrie des loisirs, économie de consommation). L’organisation du travail, l’héritage du fascisme, du colonialisme et de l’impérialisme a eu des conséquences profondes et durables sur la façon dont l’art a été produit et considéré si l’on prend en compte le renouvellement du langage de la critique d’art, l’identification de nouvelles formes de participation du public jusqu’aux nouveaux espaces d’exposition, souvent temporaires ou créés dans des contextes historiques reconfigurés.

L’ouverture à de nouvelles formes de participation politique et à l’imagination collective est particulièrement évidente dans la scène artistique autour de 1968, lorsque l’hypothèse d’une nouvelle identité moderne, dans laquelle se fondent des courants culturels progressistes, le réformisme politique et des expériences artistiques novatrices, est brusquement mise de côté pour des formes nouvelles et plus radicales de critique des institutions, des connaissances traditionnelles et de la conception de la subjectivité. Dans ce scénario polarisé et turbulent, les expériences artistiques revendiquent la centralité des formes et des stratégies expérimentales dans lesquelles les potentiels et les contradictions du moment historique émergent, dans une perspective historique et intellectuelle qui a depuis longtemps abandonné toute définition autarcique, « nationale ».

Au cours de ce colloque, un accent particulier sera mis sur les relations entre les expériences artistiques et les domaines tels que le théâtre, le cinéma, la photographie, le design et l’architecture, mais aussi sur le débat théorique et critique étendu à différentes disciplines (psychanalyse, anthropologie, esthétique, théorie politique), ainsi que l’intérêt actif des artistes, critiques et commissaires d’exposition pour la dimension performative.

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PROGRAMMA | PROGRAMME

25 giugno, Villa Medici

9:45 Saluti
- Stéphane Gaillard, directeur de l’Académie de France à Rome-Villa Médicis
- Prof. Manfredi Merluzzi, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici

10:00 Stefano Chiodi, Valérie Da Costa, Introduzione al convegno
10:15 Romy Golan, Make-Believe: “far finta” nell’arte italiana degli anni Sessanta
10:45 Valérie Da Costa, Paul Thek in Italia: tra Antichità e Mediterraneo
11:15 Domande

11:30 Pausa caffè

11:45 Alessandra Acocella, Nuovi paesaggi. L’immaginario dell’autostrada nell’arte italiana degli anni Sessanta
12:15 Jean-François Chevrier, Fétiches Nord-Sud
12:45 Domande

13:15 Pausa pranzo

14:45 Andrea Cortellessa, Stelle anomale e uomini volanti. Goffredo Parise fra i suoi artisti
15:15 Laura Iamurri, Corpi, spazio, scrittura e femminismo nelle opere di Cloti Ricciardi, 1968-1973
15:45 Domande

16:00 Pausa caffè

16:15 Luca Acquarelli, Sotto forma di forza: la “materiologia” di Alberto Burri
16:45 Carlotta Sylos Calò, Civiltà e inciviltà dell’immagine. La città come nuovo paesaggio nei primi Sessanta italiani.
17:15 Riccardo Venturi, Robert Smithson a Roma. Dal modernismo alla porosità
17:45 Domande e discussione finale
18:30 Aperitivo

Moderatori: Stefano Chiodi (mattino), Maria Grazia Messina (pomeriggio)

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INTERVENTI

Romy Golan (The City University of New York, Graduate Center)
“Make-believe”: “far finta” nell’arte italiana degli anni Sessanta.

Tutta l’arte è finzione, ma non tutta la finzione è arte. Gli artisti italiani hanno un concetto di finzione ricco e indipendente, un fatto implicito nella maggior parte dell’arte prodotta in Italia negli anni Sessanta, decennio in cui la pratica artistica va ben oltre la creazione di opere singole al punto che intere mostre sono concepite come opere. Nel mio intervento sosterrò che tale pratica ha portato alla ribalta due concetti: arte come make-believe, o “finzione”, “far finta”, e oggetti artistici come props, “oggetti di scena” o “puntelli”. Gli oggetti di scena stimolano la nostra immaginazione e forniscono agganci interessanti con mondi finzionali, scrive il filosofo americano Kendall Walton, ma, aggiunge, gli oggetti di scena non sono sempre strumenti al servizio di una finzione. A volte la finzione è un mezzo per comprendere gli oggetti di scena, o questi ultimi possono porsi al centro della nostra attenzione. Tratterò dunque degli Oggetti in meno di Michelangelo Pistoletto, delle installazioni in galleria di Pino Pascali, del Deposito dell’arte presente e di Arte Povera+Azioni Povere ad Amalfi come di ciò che Walton chiama “prop-oriented make-believe”. Inoltre, suggerirò che c’è anche un elemento finzionale celato nell’insistenza dell’Arte Povera sulla politica – una condizione sine qua non dell’arte della fine degli anni Sessanta.

Valérie Da Costa (Université de Strasbourg)
Paul Thek in Italia: tra Antichità e Mediterraneo

Tra anni ’50 e ’60 molti artisti americani scelgono di recarsi in Italia e soprattutto a Roma riprendendo la tradizione ottocentesca del viaggio in Italia. Tra il 1963 e il ‘77, l’artista americano Paul Thek (1933-1988) viene diverse volte in Italia, vivendo tra Roma, Palermo e l’isola di Ponza. Quest’incontro con la cultura italiana sarà decisivo per l’elaborazione della sua opera. Thek guarda l’antichità (Musei Capitolini di Roma), la morte (Catacombe dei Cappuccini di Palermo) e il mare Mediterraneo. Questi soggetti si ritrovano nella sua opera: tra una riflessione sul frammento anatomico, soggetto della prima serie di opere Technological Reliquaries (1963-64), e i disegni sulla geografia infinita del Mediterraneo (1969-1970). La comunicazione si propone di mettere a fuoco le componenti italiane nell’opera di Paul Thek.

Alessandra Acocella (Università di Firenze)
Nuovi paesaggi. L’immaginario dell’autostrada nell’arte italiana degli anni Sessanta

L’Autostrada del Sole, la Milano-Roma-Napoli, inaugurata nel 1964 dopo un decennio di intensi lavori, rappresenta l’autostrada italiana per antonomasia: grande opera infrastrutturale del boom economico che rivela in quegli anni una nuova dimensione paesaggistica dell’Italia. L’intervento indagherà la presenza e persistenza, nelle ricerche artistiche d’avanguardia, dell’immaginario dell’autostrada al tempo della sua costruzione e del suo sviluppo, offrendo uno sguardo trasversale sull’arte italiana dell’intero decennio (dalla nuova figurazione alle pratiche verbo-visuali, sino all’architettura radicale) e instaurando confronti con il mondo della letteratura, del cinema e della cultura visiva di massa.

Jean-François Chevrier (École nationale supérieure des Beaux-Arts, Paris)
Fétiches Nord-Sud

L’intervento, in due fasi, esamina prima di tutto l’idea (o il modello) del feticcio nella pratica dell’assemblage in alcuni artisti considerati come esponenti dell’Arte povera intorno al 1967 (in particolare Michelangelo Pistoletto con i suoi Oggetti in meno). In secondo luogo, affronterò brevemente alcuni aspetti del neoprimitivismo antidesign di Pino Pascali. Mi concentrerò soprattutto sulla questione del rapporto tra sacro e profano in una cultura segnata dalla divisione Nord/Sud. Cercherò di incrociare l’idea del “bio-oggetto” proposto da Tadeusz Kantor con un’osservazione di Wole Soyinka in Myth, Literature and the African World (1976) sul racconto di Alex La Guma, A Walk in the Night (pubblicato in Nigeria nel 1962 e negli Stati Uniti nel 1967).

Andrea Cortellessa (Università Roma Tre)
Stelle anomale e uomini volanti. Goffredo Parise fra i suoi artisti

Due anni prima della morte precoce, nel 1984, con l’aiuto di Mario Quesada, Goffredo Parise raccoglie per una piccola e raffinata sigla editoriale romana una serie di suoi scritti, intitolandoli semplicemente Artisti. Non sono testi critici, avverte, bensì “ritratti” (e diciamo pure racconti) che hanno per tema la personalità, più che l’opera, di un certo numero di pittori e altri personaggi della scena artistica che, per lo più, Parise ha a suo tempo (negli anni Sessanta soprattutto) avuto modo di conoscere e frequentare live. Ma è anche, tanto più eloquente in quanto involontario, il “manifesto” di una concezione “leggera” e “volante”, dell’arte: che riflette la sua stessa proto-ispirazione pittorica (interrotta in età ancora adolescenziale), nonché le modificazioni impresse, negli anni, alla propria poetica di scrittore

Laura Iamurri (Università Roma Tre)
Corpi, spazio, scrittura e femminismo nelle opere di Cloti Ricciardi, 1968-1973

Tra il 1968 e il 1973 Cloti Ricciardi ha lavorato tanto sul rapporto tra i corpi e lo spazio quanto sulle forme del linguaggio. Alla prima installazione interattiva, Respiro, accompagnata da un testo di Achille Bonito Oliva e dai suoni di Allan Bryant, seguono altri interventi che sollecitano la relazione fisica tra il pubblico e l’opera; contemporaneamente, anche la scrittura guadagna il suo spazio assumendo uno spessore tridimensionale e metallico. Questo doppio livello di ricerca sembra trovare un punto di confluenza nei primi anni 70, quando l’impegno femminista di Ricciardi filtra, per un breve periodo, anche nelle sue opere.

Luca Acquarelli (Université de Lille 3 - CNRS/EHESS)
Sotto forma di forza: la “materiologia” di Alberto Burri

Alberto Burri è un artista di cerniera la cui opera, difficilmente catalogabile nelle assiologie estetiche di correnti e movimenti, è stata pensata, in senso spesso anticipatore, all’incrocio di più esperienze, dal Nouveau Réalisme all’Arte povera. Nel periodo che va dagli anni ’50 all’inizio degli anni ’70 il pittore umbro è assoluto protagonista nello studio della forma a partire della materia: al centro delle sue opere si trova una dimensione fenomenologica di temporalità eterogenee (un aspetto notato fin dalla densa monografia a lui dedicata da Cesare Brandi nel 1963), ovvero uno spazio materico che apre una riflessione sull’aspettualità temporale delle immagini. Insistendo in particolare sulla pratica artistica delle combustioni, il mio intervento attraversa questa “materiologia” di Burri per capirne le dinamiche nel solco di una teoria delle immagini pensata come studio delle forze che animano le forme. Tale ricerca ci porterà in avanti, tessendo un dialogo con il dibattito che negli ultimi decenni ha animato il cosiddetto “material turn” nell’ambito storico-artistico. Questo approccio, supportato da anacronismi diversi da quelli già proposti (si pensi all’usurata insistenza formalista su Piero della Francesca) e dallo studio di lavori meno conosciuti, permetterà successivamente di estendere i tratti strutturali dell’opera di Burri a una più ampia storia culturale delle immagini della seconda metà del XX secolo, confrontandosi con il nodo del “traumatismo” evocato dalla recente retrospettiva al Guggenheim di New York.

Carlotta Sylos Calò (Università di Roma Tor Vergata)
Civiltà e inciviltà dell’immagine. La città come nuovo paesaggio nei primi Sessanta italiani.

L’intervento intreccerà l’analisi di alcuni contributi pubblicati sull’“Almanacco Letterario Bompiani” del 1963, La civiltà delle immagini, e altri sul numero 12 dello stesso anno de “il verri” dedicato al “post-informale”, con alcuni lavori realizzati da Sergio Lombardo, Ettore Innocente, Renato Mambor, Fabio Mauri e Mimmo Rotella, aventi come comune denominatore l’appropriazione di oggetti e immagini, il censimento dei materiali della realtà metropolitana, al fine di spingerli al di fuori della loro ambientazione abituale e far così svaporare il quadro ‘naturale’ delle abitudini conoscitive del pubblico e le consuetudini d’uso di quegli oggetti e di quelle immagini. Questa analisi della ‘ripetizione differente’, che interessa l’arte italiana della prima metà degli anni Sessanta, sarà focalizzata sul caso romano di alcuni artisti e critici al fine di offrire un esempio di come la riflessione sulla presenza sempre più decisa delle immagini (le icone, la pubblicità, la segnaletica stradale, la grafica) abbia determinato un ragionamento sul vedere e sul percepire fondamentale per il passaggio dall’oggetto all’esperienza che interesserà l’arte italiana all’indomani del 1966 e, più in generale, abbia marcato i tratti identitari della cultura italiana in relazione ai linguaggi e agli aspetti della “nuova modernità” che si affaccia in questi anni, e la difficile negoziazione con le sue novità.

Riccardo Venturi (Académie de France à Rome, Villa Médicis)
Robert Smithson a Roma. Dal modernismo alla porosità

Robert Smithson (1938-1973) è uno dei rari artisti americani che ha saputo far dialogare e, per così dire, rispecchiare modernismo europeo e modernismo americano. Ma è anche uno dei rari artisti americani che ha intrattenuto un rapporto privilegiato con l’Italia e, in particolare, con Roma, visitata in due frangenti decisivi per la sua carriera. Nel 1961, quando tiene a Roma la prima personale della sua carriera, Smithson studia l’arte europea in quanto antecedente del modernismo, si appassiona al modo in cui la religione ha influenzato l’arte nella civilizzazione occidentale. Coglie i limiti dell’idea di astrazione del modernismo americano ma anche l’importanza delle rovine e della memoria urbana, la presenza della materia nei processi storici, la tensione tra storia ed eternità. Diversa la situazione nel 1969, quando Smithson è ormai un artista affermato. Giunge a Roma dopo aver partecipato alla mostra di Harald Szeemann, When Attitudes Becomes Form all’ICA a Londra, e dopo la visita in Inghilterra di Stonehenge e di altri siti preistorici. A Cava di Selce, nei dintorni di Roma, finirà per realizzare Asphalt Rundown, suo primo pouring, una scultura-happening che inaugura una nuova stagione nella sua produzione quanto nella storia della scultura e della Land art. Uno sviluppo radicale dei prigioni di Michelangelo in cui l’arte manierista diventa un potente antidoto al modernismo di Greenberg che il minimalismo non era riuscito a scalzare? “Entropia resa visibile” (Nancy Holt)? “Sedimentazione della mente” (Smithson)? “Angolo dell’inferno” (Carl Andre)? Tante sono le letture possibili a partire da Asphalt Rundown. Con questo intervento, analizzando i suoi disegni inediti e la mostra parallela tenuta alla galleria L’Attico, la farò dialogare con alcune pratiche artistiche italiane che affrontavano delle preoccupazioni ecologiche o quella che propongo di chiamare porosità.

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direzione scientifica | direction scientifique

Prof. Valérie Da Costa (Université de Strasbourg)
Prof. Stefano Chiodi (Università Roma Tre)

organizzazione | organisation

Dr. Lara Demori

con il sostegno di | avec le soutien de

Académie de France à Rome-Villa Médicis
Dipartimento di Studi Umanistici, Università Roma Tre
EA 3400-ARCHE, Université de Strasbourg
Institut Français Italia
Istituto di cultura italiano, Parigi

Quellennachweis:
CONF: Lo spazio delle immagini. Arte e cultura visiva in Italia (Rome, 25 Jun 19). In: ArtHist.net, 06.06.2019. Letzter Zugriff 26.04.2024. <https://arthist.net/archive/21011>.

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