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Segue il testo in italiano
DIGITAL HUMANITIES FOR ACADEMIC AND CURATORIAL PRACTICE
The Digital Humanities have challenged all disciplines of Art History to engage with new interdisciplinary methodologies, learn new tools, and re-evaluate their role within academia. In consequence, art historians occupy a new position in relation to the object of study. Museums have been equally transformed. The possibilities of creating virtual realities for lost/inaccessible monuments poses a new relationship between viewer and object in gallery spaces. Digital Humanities interventions in museums even allow us to preserve the memory of endangered global heritage sites which cease to exist or are inaccessible (celebrated examples including the lost Great Arch of Palmyra reconstructed with a 3D printer). Curatorial practices are now trending towards a sensorial and experiential approach.
Is the role of Digital Humanities, in academic as well in museum settings, to "reveal" the object itself, through empirical display of extant material, or to "reconstruct" something of the original experience of the object to engage spectators? Can we propose a reconciliation between these two 'poles'?
The Sixth International Day of Doctoral Studies promoted by RAHN aims to investigate the role of Digital Humanities by promoting a dialogue between the protection of cultural heritage sites, museology, the history of art, and the digitalization of Big Data. We are accepting papers that engage with particular dimensions of the dichotomy between 'Revealing' and 'Reconstructing.' Possible topics include:
- How can the Digital Humanities preserve our global heritage?
- Do Digital Humanities interventions make historical material more accessible to non- specialists?
- What are the moral obligations of the Digital Humanities within the museum context?
- How is Digital Humanities changing the practice of Art History? Do they provide a more empirical alternative to connoisseur/style-based approaches? The call for papers is open to art and architectural history graduate students and those working in the field of Digital Humanities.
We invite candidates to submit 15-minute reports that, by means of study cases or theoretical observations, point to the centre of this methodological practice. The conference will take place in Italian and English and papers will be accepted in both languages.
Proposals must be submitted in abstract form (up to 400 words) together with a short CV (max. One page) by the 1st of March to the following email: romearthistorynetworkgmail.com The conference will take place on the 23rd and 24th of May 2018 at the Biblioteca Angelica di Roma and American Academy in Rome.
Curated by: Angelica Federici (Rome Art History Network/ University of Cambridge)
Joseph Williams (American Academy in Rome/ Duke University)
Coordinator: Matteo Piccioni (Rome Art History Network/ Sapienza Università di Roma )
Previous Editions
- In situ / Ex situ. L’arte di esporre l’arte: relazioni nel contesto spaziale tra arte e architettura (27-28 aprile 2017)
- Now or (n)ever. I tempi dell’opera: temi, teorie e metodi nella storia dell’arte (28-29 aprile 2016)
- Tra assenza e presenza: opere perdute e frammentarie (19-20 marzo 2015)
- Sopravvalutata, sacrosanta, scandalosa? La figura dell’artista nella storia dell’arte oggi (3-4 aprile 2014)
- La storia dell’arte tra scienza e dilettantismo. Metodi e percorsi (24 aprile 2012)
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DIGITAL HUMANITIES PER LA PRATICA ACCADEMICA E CURATORIALE
L’Informatica umanistica (Digital Humanities) ha lanciato diverse sfide ai metodi della storia dell’arte, spingendola a includere approcci interdisciplinari e favorendo al contempo l’utilizzo di nuovi e inediti strumenti d’indagine, trovando in tal modo posto nel mondo accademico. Questo ha fatto sì, in definitiva, che gli storici dell'arte siano stati costretti a confrontarsi in modo nuovo rispetto ai propri oggetti di studio.
Anche i musei, sotto la spinta delle Digital Humanities, si sono trasformati: monumenti perduti o inaccessibili sono tornati a vivere grazie alla realtà virtuale (per esempio il perduto arco trionfale di Palmira ricostruito in digitale e stampato in 3D), creando così una nuova relazione tra spettatore e oggetto all’interno degli spazi espositivi. Inoltre, anche le pratiche curatoriali tendono ormai verso un approccio esperienziale che coinvolga contemporaneamente tutti i sensi, ampliando le possibilità di fruizione in termini sinestetici o di esperienza estetica totalizzante.
Partendo da tali presupposti, il ruolo dell’Informatica umanistica – sia in ambito accademico sia in ambito museale – è, dunque, quello di “rivelare” l'oggetto stesso attraverso la “messa in scena” del materiale esistente, o di “ricostruire” qualcosa dell’esperienza originale dell’oggetto al fine di coinvolgere lo spettatore? È possibile proporre una riconciliazione tra questi due “poli”?
La sesta giornata internazionale di studi dottorali del RAHN vuole indagare il ruolo delle discipline digitali per aprire ad ambiti poco frequentati delle metodologie storico artistiche proponendo un dialogo tra tutela del patrimonio culturale, museologia, storia dell’arte, e digitalizzazione del patrimonio umanistico.
Saranno ben accette proposte che puntino l’attenzione sulle diverse problematiche della
dicotomia tra “rivelare” e “ricostruire”, che possano rispondere, tra altri, ai seguenti interrogativi:
- Con quali mezzi l’informatica digitale può aiutare a preservare il nostro patrimonio globale?
- Quanto l’informatica digitale con i suoi mezzi può rendere il materiale storico più accessibile ai non specialisti?
- Quali sono gli obblighi morali dell’informatica digitale nel contesto museale?
- Come gli strumenti dell’Informatica umanistica cambiano, hanno cambiato, o cambieranno la pratica della storia dell'arte? Da un punto di vista metodologico, possono offrire un’alternativa di indagine più empirica agli approcci conoscitivi e basati sullo stile?
Il call for papers è rivolto a dottorandi storici dell’arte, dell’architettura e specialisti nello studio di Informatica umanistica (Digital Humanities) di istituzioni accademiche italiane e straniere. Invitiamo i candidati a presentare relazioni di 15 minuti che, mediante casi di studio o osservazioni teoriche, pongano al centro questioni di metodo. La giornata si svolgerà in italiano e in inglese e saranno accettate relazioni in entrambe le lingue.
Le proposte dovranno essere inviate in forma di abstract (max. 400 parole) unitamente ad un CV breve (max. una pagina) entro il 1 marzo 2018 all’indirizzo e-mail: romearthistorynetworkgmail.com La conferenza avrà luogo il 23 e 24 maggio 2018 alla Biblioteca Angelica di Roma e all’American Academy in Rome.
Edizione a cura di Angelica Federici (Rome Art History Network/ University of Cambridge) Joseph Williams (American Academy in Rome/ Duke University)
Coordinamento di Matteo Piccioni (Rome Art History Network/ Sapienza Università di Roma )
Precedenti edizioni:
- In situ / Ex situ. L’arte di esporre l’arte: relazioni nel contesto spaziale tra arte e architettura (27-28 aprile 2017)
- Now or (n)ever. I tempi dell’opera: temi, teorie e metodi nella storia dell’arte (28-29 aprile 2016)
- Tra assenza e presenza: opere perdute e frammentarie (19-20 marzo 2015)
- Sopravvalutata, sacrosanta, scandalosa? La figura dell’artista nella storia dell’arte oggi (3-4 aprile 2014)
- La storia dell’arte tra scienza e dilettantismo. Metodi e percorsi (24 aprile 2012)
Quellennachweis:
CFP: Digital Humanities for Academic and Curatorial Practice (Rome, 23 - 24 May 18). In: ArtHist.net, 22.01.2018. Letzter Zugriff 28.11.2024. <https://arthist.net/archive/17192>.